VIA CRUCIS
Lourdes 27 agosto 2019
Per metterci in ascolto del grido della città di Roma, anche noi abbiamo bisogno che il Signore ci prenda per mano e ci faccia “scendere”, scendere dalle nostre posizioni, scendere in mezzo ai fratelli che abitano nella nostra città, per ascoltare il loro bisogno di salvezza, il grido che arriva fino a Lui e che noi abitualmente non udiamo. Non si tratta di spiegare cose intellettuali, ideologiche. (…)
Si tratta di aprire occhi e orecchie, ma soprattutto il cuore, ascoltare con il cuore. Allora ci metteremo in cammino davvero. Allora sentiremo dentro di noi il fuoco della Pentecoste, che ci spinge a gridare agli uomini e alle donne di questa città che è finita la loro schiavitù e che è Cristo la via che porta alla città del Cielo.
(Papa Francesco)
Dare la vita per gli altri.
Soltanto così si vive la vita di Gesù Cristo
e diventiamo una sola cosa con Lui.
San Josemaria
PRIMA STAZIONE
GESÙ È CONDANNATO A MORTE
Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposerò i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso (Gv 19,14-16).
Le strade di Roma ogni giorno sono luogo d’incontro, di passaggio, di frette e di attese. Tra la quella folla di vite diverse vogliamo ascoltare con il cuore il dolore di tanti suoi figli, ovunque dispersi.
Che tipo di folla fu quella accanita contro il Signore?
Erano forse uomini e donne presi da tanti pensieri, da non rendersi conto di Lui? Non possiamo saperlo.
Oggi vogliamo vedere Gesù attraverso la gente di Roma. Anche in mezzo a chi è ignaro di tanta Presenza. Ancora condannato, ancora non accettato.
Ad uno dei tanti crocevia dell’uomo – come i nostri quartieri – il Dio fatto Uomo riprende la via della Croce, in mezzo all’indifferenza dei Ponzio Pilato di oggi.
Preghiamo per tutti i condannati, per tanti motivi, nella nostra città, perché possano trovare il sostegno delle nostre comunità, perché possano ritrovare con noi la via della Vita.
O Gesù, che accetti una condanna ingiusta, concedi a tutti noi che viaggiamo nel cammino della vita di essere fedeli alla verità, di non perderci, di credere alla forza dell’amore.
A te, Gesù, l’onore e la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Signore ascolta: Padre perdona!
Fà che vediamo il tuo amore.
A te guardiamo Redentore nostro
da te speriamo gioia di salvezza,
fà che troviamo grazia di perdono.
SECONDA STAZIONE
GESÙ È CARICATO DELLA CROCE
Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16).
Se ci giriamo intorno è più facile vedere uno sguardo pensoso che uno sguardo distratto. Nel cuore di alcuni percepiamo la gioia della casa, della famiglia. In qualcun altro le preoccupazioni per i figli, o per qualche parente o amico malato. In tanti ci sono le fatiche della vita di ogni giorno, fatta di gioia e dolori.
Quando si prende la croce non possiamo fermarci. Inizia un cammino. Affrontare la vita può esser fatica, dolore, ma oggi vogliamo pensare alla croce come ad un invito alla gioia. La meta non è solo il Calvario. La meta è un giardino. La meta è un abbaglio di Luce infinita che riempie la vita per sempre.
I nostri volti spesso non sembrano avvolti di Eterno. Li vediamo piuttosto segnati da gioie e speranze, tristezze ed angosce dell’oggi. Se tutti imparassimo a fissare lo Sguardo al Cielo, avremmo un sorriso diverso, due occhi che sanno che niente è per l’oggi, ma tutto è per sempre. E dietro un dolore improvviso, si apre una porta di gioia più grande; e la stessa Croce che ora ci pesa, domani ci innalza.
Preghiamo per quanti vivono in questo momento nello sconforto, nella depressione, nella poca fiducia in Dio e nella vita. Questo cammino li aiuti a ritrovare la Gioia.
Cristo, che accetti la croce dalla mano degli uomini e ne fai lo strumento del tuo amore, concedici uno sguardo riconoscente e amante, capace di trasmettere la potenza della tua redenzione.
A te, Gesù, la lode e la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Ti saluto, o croce santa,
che portasti il redentor;
gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.
Sei vessillo glorioso di Cristo,
sei salvezza del popol fedel.
Grondi sangue innocente sul tristo
che ti volle martirio crudel.
TERZA STAZIONE
GESÙ CADE LA PRIMA VOLTA
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti (Is 53,6).
Ogni giorno Roma si riempie di gente diversa. Automobili e autobus, persone da sole o in compagnia… Tante parole, tanti silenzi, sguardi perduti in un piccolo schermo… Lamentele per le buche, per i rifiuti, per chi ci governa, per tante cose.
Oggi vogliamo vedere la nostra città dallo Sguardo che tocca la terra. Quando Gesù cadde la prima volta, urtò con la terra polverosa. Non ebbe tempo di pensare, eppure sapeva quanto valeva cadere, in quell’ora. Valeva le nostre cadute.
Quante sono le cadute dell’uomo? Quante volte dovrà sbattere a terra la faccia, per capire che la meta è nel Cielo?
La folla che riempie le strade è abituata a cadere. E forse a rialzarsi. Ogni giorno che volge al tramonto ci fa segnare di nuovo le nostre sconfitte, il grido, debolezze e fatiche. Eppure, tra tanto cadere, vediamo una Mano che ci alza e ci riporta alla Luce. E quella mano è legata ad un legno ed è intrisa di un sangue, tanto simile al nostro.
Preghiamo per tutti i poveri di Roma, per chi grida nella miseria nella mancanza della dignità, della patria, di una casa o di un lavoro. Preghiamo perché noi riusciamo ad ascoltare questo grido ed essere segno, in mezzo alla nostra città, di quel “di più” di misericordia che dà testimonianza di Vangelo.
Cristo, che cadi sotto il peso della Croce, aiutaci a rimetterci in piedi ogni volta che siamo schiacciati dal peso del peccato. Donaci la forza del tuo Spirito. A te, Gesù, la nostra lode e il nostro amore nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Purificami o Signore
sarò più bianco della neve.
Pietà di me o Dio nel tuo amore
nel tuo affetto cancella il mio peccato
e lavami da ogni mia colpa,
purificami da ogni mio errore.
QUARTA STAZIONE
GESÙ INCONTRA SUA MADRE
Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù (Lc 1,30-31).
Ogni giorno nei nostri quartieri c’è un concentrato di mondo. C’è gente che viene e che va sui marciapiedi, o salendo e scendendo da un autobus, portando non solo borse o sacchetti. Ciascuno porta il pensiero della propria famiglia, la gioia di un amore nascente, porta il ricordo del giorno di ieri insieme a quello degli anni passati. Tra i tanti viandanti di oggi, pensiamo alle mamme che portano in braccio i bambini. Sulla via della Croce il Figlio ha incontrato la Madre, ma non poteva abbracciarla. Doveva aspettare la sera, aspettare la morte per essere preso da Lei, e formare così la Pietà.
Eppure lo Sguardo fu intenso, fu un grido d’amore. Fu il segno di tutti gli incontri del mondo, del tempo, quando una mamma straziata vede il figlio che muore.
Non tutti gli incontri tra madri, padri e figli sono incontri d’amore. Spesso pur stando vicini, seduti alla mensa di casa, il cuore di due familiari è lontano, provocando ferite.
Allora si pensa a Maria Madre di tutti, a Lei si affidano i figli, si è certi che Lei li accompagna e si spera.
Preghiamo per tutte le famiglie della nostra città, per tutti i genitori, perché possano ritrovare in Cristo la salvezza e la pace.
O Maria, aiutaci a dire il tuo “si” anche davanti alla sofferenza, al rifiuto, alla prova. Fa’ che non dubitiamo mai dell’amore grande di Dio. A Gesù, tuo Figlio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Donaci, Signore, un cuore nuovo:
poni in noi, Signore, uno spirito nuovo.
- Metterò la mia legge in loro
e la scriverò nei loro cuori.
Io sarò loro Dio
ed essi saranno mio popolo.
QUINTA STAZIONE
GESÙ È AIUTATO DA SIMONE DI CIRENE
Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me (Mt 10,38).
Forse neanche un minuto servì a quel soldato a prendere Simone e a affidargli la Croce. Il cireneo non ebbe tempo di parlare, di fare problemi, di dare una scusa. Costretto a portare quel Legno fu forse commosso da tanto dolore.
Si dice che ognuno di croce ha la sua, bagaglio obbligato nel viaggio terreno. Oggi ci piace pensare che Essa è una sola.
Ognuno ha un’unica croce, quella di Cristo. Chi crede di essere solo, fatica. Chi sa che quel peso è diviso, lo scopre leggero.
Gli studi recenti ci dicono che solo il braccio orizzontale della croce fu portato da Cristo. Per sostenerlo in due è necessario stare molto vicini, l’uno dietro all’Altro.
Pensando alla Croce non vorremmo vederla come un peso solitario, ma l’invito ad un sostegno, da donarci l’un l’altro, con il dovere per i più forti di portare le fatiche dei deboli.
Tra tante persone vicine a noi, vogliamo scorgere il volto di Cristo. E cerchiamo di stringerci a Lui, Cireneo della gioia.
Preghiamo per tutti coloro che sono chiamati ad alleviare i dolori degli altri, perché l’esempio e il coraggio del Cireneo li sostengano in ogni fatica. Preghiamo in particolare per i vescovi, i sacerdoti e i diaconi della nostra diocesi. Dio conceda a tutti loro la grazia di essere ministri secondo il cuore di Dio, cirenei della nostra umanità.
Cristo, che a Simone di Cirene hai offerto in dono la croce, fa’ che portiamo gli uni i pesi degli altri e diventiamo così testimoni di Te, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen
CANTO
Ti saluto, o croce santa,
che portasti il redentor;
gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.
Sei vessillo glorioso di Cristo,
sei salvezza del popol fedel.
Grondi sangue innocente sul tristo
che ti volle martirio crudel.
SESTA STAZIONE
GESÙ È ASCIUGATO DALLA VERONICA
Umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2,15).
Nella nostra città, in pochi pensano e cercano il Signore. Si pensa a cosa guardare la sera, al messaggio da mandare, a cosa mangiare per cena. Si pensa alla rabbia che abbiamo, al parente malato o ai figli con problemi di scuola.
A Cristo che sale il Calvario, né apparente né bello, nessuno ci pensa. Nessuno sembra guardarlo. Per farlo occorreva ed occorre sollevargli la testa pesante, fermarlo un istante, incrociare il suo Sguardo. Eppure una donna lo fece. Tra la folla opprimente ella ebbe il coraggio di uscire, di prendere un velo, di toccargli le guance. Veronica era il suo nome. Nessuno poteva fermarla, tanto fu grande la sua ansia di amarLo.
Quel panno diventa un sospiro dell’uomo che vuole vedere il Suo volto. Quel Volto si imprime nel velo, si ferma deciso nel suo cuore di donna.
I volti degli altri che ora scorgiamo sono un richiamo di quello di allora. Il velo, quel panno bagnato, è ora raccolta di storie diverse, di vite in ricerca, di gioie perdute. Noi Lo dobbiamo cercare nei nostri quartieri il volto di Cristo che grida in silenzio.
Preghiamo per tutti coloro che cercano la Vera Bellezza, perché possano trovarla in Gesù che si offre per ciascuno di noi. Preghiamo per tutti i bambini e gli adolescenti della nostra città, perché si accenda in loro il desiderio dell’Amore di Dio.
Cristo, che hai impresso il tuo volto crocifisso sul velo della Veronica, dandoci una tua vera icona, fa che possiamo essere autentici testimoni del tuo infinito amore. A te, Bellezza infinita, la gloria e la lode per tutti i secoli dei secoli. Amen
CANTO
Il Signore è la mia salvezza
e con lui non temo più,
perchè ho nel cuore la certezza,
la salvezza è qui con me!
Ti lodo, Signore, perché
un giorno eri lontano da me,
ora invece sei tornato
e mi hai presso con te.
SETTIMA STAZIONE
GESÙ CADE LA SECONDA VOLTA
Io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo (Sal 21,7).
Gesù cade di nuovo sulla via del Calvario e sulle vie dei nostri quartieri. Fissiamo ora lo sguardo sui ragazzi delle nostre zone, o che sono forse sotto il nostro palazzo. Parlano lo stesso linguaggio, usano frasi volgari.
Spesso guardiamo i giovani d’oggi, li osserviamo, li ascoltiamo. E, pur non conoscendoli, li giudichiamo. In mezzo a schiamazzi e ad insulti il Signore è caduto di nuovo.
Lo pensiamo per terra, col naso schiacciato, le spalle sfinite dal peso della croce. Chissà se pensava ai ragazzi del mondo svuotati del loro Creatore, lontani dal sogno d’Amore, quel sogno che aveva il discepolo amato.
Oggi vogliamo sentire un affetto, un nuovo trasporto per tutti i giovani della nostra città. Per i giovani generosi e per quelli vuoti; per quelli impegnati e per quelli che non vogliono impegnarsi. Forse potranno incontrare in noi qualcuno che li prenda per mano e li porti alla luce. Sicuramente hanno bisogno di una rinnovata fiducia da parte nostra, un impegno a seguirli con attenzione e con coraggio.
Preghiamo per tutti i giovani di Roma. Dio li aiuti a ritrovare in Cristo l’unica Via, l’unica Verità, l’unica Vita.
Signore, che cadi sotto il peso della croce e ti alzi per continuare il cammino, dacci la forza di portare la croce quotidiana per dare a tutti testimonianza che Tu sei l’unico sostegno della nostra vita. A te, Gesù, Corpo vestito d’amore, la lode e la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Purificami o Signore
sarò più bianco della neve.
Crea in me o Dio un cuore puro
rinnova in me uno Spirito fermo
non cacciarmi lontano dal tuo volto
non mi togliere il Tuo Spirito di santità.
OTTAVA STAZIONE
GESÙ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME
Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli (Lc 23,28).
Ogni giorno le strade dei nostri quartieri si riempiono di donne diverse: mamme ripiene di impegni ma vuote di figli; giovani in cerca di un posto e di un facile amore; vedove anziane piene di pensieri e preghiere per le proprie famiglie.
Anche Cristo incontrò delle donne sulla via della Croce. Alcune tra queste piangevano e basta. Il pianto e il lamento di quelle fu frenato da Cristo morente. Il pianto è per quelli che sbagliano, per rami seccati dal fuoco del male.
Sappiano di sbagliare ogni giorno, di perdere il tempo donato, perché costa donarci nel tempo.
In questo trambusto, ci piace pensare a Gesù che, sofferente, consola; assetato, disseta. Lui dava alle donne uno sguardo d’amore infinito, di intensa purezza. Ricordiamo l’incontro con la Samaritana al pozzo, o quello con la mamma del bimbo perduto da poco, o con la vedova, povera, ma ricca di cuore. Tra tante donne è però Maria Maddalena che seppe rapirgli lo Sguardo. Seppe strappargli il perdono col pianto e l’amore. E lo vide Risorto, voltandosi in fretta al richiamo del nome.
Preghiamo per tutte le donne che sono in difficoltà, per le vedove, o per quante hanno perso un figlio, o ancora per quante piangono per i cammini sbagliati dei figli. Per tutte loro chiediamo il dono della fedeltà e della fiducia.
Cristo che nel cammino della croce offri a tutti la tua consolazione, non permettere che su di noi si debba piangere, perché abbiamo respinto l’amore misericordioso del Padre. A te, Gesù, nato da donna, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Signore, dolce volto di pena e di dolor.
O volto pien di luce, colpito per amor.
Avvolto nella morte perduto sei per noi.
Accogli il nostro pianto o nostro Salvator.
NONA STAZIONE
GESÙ CADE LA TERZA VOLTA
Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Gv 8,12).
Il cammino della croce è segnato da un’altra caduta. A volte è così nella vita. Ti sembri rinato, ritrovi speranza. Ma a un tratto si cade di nuovo, schiacciati dal peso dei nostri malanni.
La terza caduta di Gesù la pensiamo più forte di tutte le altre. Lo vediamo sfinito, ferito, a un passo soltanto dal luogo del Calvario. E pensiamo alle voci di tanti che infliggono al Cuore di Cristo uno strazio interiore. Lo fanno cadere per forza: la croce è il dolore dell’uomo di sempre.
La croce sfinisce, ti atterra, ti schiaccia.
Eppure Gesù si rialza e deciso si reca alla cima del colle. È il seme caduto per terra, destinato alla morte, che dopo risorge nel grano, portando i suoi frutti.
Pensiamo a tutti coloro che nella vita hanno sperimentato più volte cadute e si sono rialzati. Pensiamo in particolare agli anziani, seduti nelle case dei nostri palazzi, forse appoggiati al bastone. Cosa c’è dietro quegli occhi? C’è un pozzo di tanti ricordi, un cuore sapiente e arricchito, di prove e di gioie. C’è forse il pensiero della fine, la meta segnata per tutti i mortali. Pensiamo agli anziani abbandonati, nelle case o nei luoghi di riposo.
Preghiamo perché noi tutti ci impegniamo a favore degli anziani, dei più deboli, dei piccoli, perché il cammino di oggi dietro la croce porti frutto con la nostra vita.
Signore Gesù, che per la tua umiliazione hai rivelato il prezzo della nostra salvezza, donaci la fede, per potere rialzarci dopo ogni caduta. A Te, Gesù, sostegno della nostra debolezza, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Ti saluto, o croce santa,
che portasti il redentor;
gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.
O Agnello divino immolato
sull’altar della croce, pietà!
Tu che togli dal mondo il peccato,
salva l’uomo che pace non ha.
DECIMA STAZIONE
GESÙ È SPOGLIATO DELLE SUE VESTI
Abbiate in voi stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale… spogliò se stesso (Fil 2,5-6).
Osservare la gente vuol dire talvolta osservarne i vestiti. Vedere colori diversi, cappelli, borsette, camicie, pantaloni. Ciascuno si sente speciale, anche se in fondo c’è una moda comune.
La tunica tutta d’un pezzo e il mantello sono tolti dal corpo di Cristo e sono dati ai soldati. E Cristo, nel mezzo, riappare spogliato, deriso, spettacolo infame. Eppure così si è donato. Da ricco che era, è reso povero dal Padre per esser tesoro di ognuno di noi. Spogliato di tutta la Luce riveste noi uomini di Luce divina.
Anche a Pietro, portato al supplizio furono tolti tutti gli onori. Lui, vicario di Cristo, fu condannato allo stesso martirio: la croce. Essere spogliato a lui non bastò. Volle morire coi piedi per aria e la testa per terra. Spogliato non solo delle vesti, ma capovolto per amore di Dio.
Pensiamo a tutti coloro che per amore di Cristo hanno rinunciato alle vesti di gloria e hanno scelto l’abito del servizio, in famiglia, in comunità, nei vari ambiti del volontariato.
Preghiamo per le consacrate della nostra diocesi, per quanti offrono la loro vita per i malati, i poveri, gli anziani. Chiediamo per loro di poter sempre trovare, nel Vangelo, la gioia da testimoniare al mondo.
Signore Gesù, che per noi ti sei spogliato della tua divinità e hai accettato la morte di croce, rendici partecipi del tuo sacrificio, per rivestirci liberamente della tua salvezza. A te, Gesù, sacerdote e vittima, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Signore ascolta: Padre perdona!
Fà che vediamo il tuo amore.
A te guardiamo Redentore nostro
da te speriamo gioia di salvezza,
fà che troviamo grazia di perdono.
UNDICESIMA STAZIONE
GESÙ È INCHIODATO SULLA CROCE
L’iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra (Mc 15,26).
Non fu una prova da poco quella che portò il Signore ad esser trafitto dai chiodi. Pensiamo a quelle sue grida, al dolore, quando tre ferri segnarono per sempre le sue mani e i suoi piedi. Ma non furono i chiodi a tenere Gesù sulla croce. Non fu neanche la terra, né le pietre, nemmeno i soldati. A tenerLo fermo, fisso e inchiodato, innalzato da terra, fu solo l’Amore.
Amore vero, profondo e arricchente. Sentiamo il martello che batte. Immaginiamo il sangue che scorre. E davanti a questo mistero di immenso amore per noi pensiamo a tutti coloro che si amano: i fidanzati, i giovani sposi, le famiglie.
Ci chiediamo: come sono i legami che ci uniscono? Sono veri, profondi, arricchenti? O sono solamente una prova tra tante, destinata a finire?
Chiediamo al Signore che tutti gli innamorati riscoprano che la loro unione nasce proprio dal Corpo trafitto di Gesù. Lui è innamorato di noi, Lui ci attira. Un giorno capiremo pienamente che la vera passione d’amore è l’amore di un Dio appassionato per noi. E sapremo insieme tendere le mani alla Mano divina che crea, che chiama e che manda. È una mano trafitta da un ferro che brilla ancora per le gocce di sangue.
Preghiamo per tutti gli sposi: il Signore doni loro il Suo amore fatto di fedeltà e di misericordia.
O Cristo, Amore innalzato, riempici del tuo amore, affinché riconosciamo nella tua croce il segno della salvezza e, attratti dalle tue ferite, viviamo e moriamo con te, che vivi e regni con il Padre e con lo Spirito, nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Donaci, Signore, un cuore nuovo:
poni in noi, Signore, uno spirito nuovo.
Metterò la mia legge in loro
e la scriverò nei loro cuori.
Io sarò loro Dio
ed essi saranno mio popolo.
DODICESIMA STAZIONE
GESÙ MUORE SULLA CROCE
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo, Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Detto questo spirò (Lc 23,44-46).
Ora è giunto il momento di sostare in silenzio, pensando a Cristo che muore per noi.
La croce ha segnato l’incrocio di strade tra l’uomo e il suo Dio. La morte di Cristo è un’offerta totale. Il Padre abbandona il Figlio. Il Figlio si abbandona nel Padre. La morte di Cristo è il radicale incarnarsi di Dio. È il totale distacco da Dio perché il cuore dell’uomo risalga più unito che mai al Cuore divino che tutti ci attira.
Ogni sera la nostra città è ricolma di tanto morire. Più volte vediamo la morte negli occhi. Conosciamo il nostro peccato, il vuoto dei cuori, la perdita umana di un senso. Gesù muore in croce per tutti, per tutti i morenti di oggi, nel corpo e nel cuore. E a tutti dà luce e speranza. Dopo la notte ci sarà una nuova alba. Dopo la morte, la Vita.
Signore, che morendo in croce per noi non sei rimasto indifferente alla sorte dell’uomo conducendo tutti noi al Padre, riempici d’Amore affinché la nostra indifferenza non renda vani i frutti del tuo sacrificio.
A Te, Gesù crocifisso, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Signore ascolta: Padre perdona!
Fà che vediamo il tuo amore.
Ti confessiamo ogni nostra colpa;
riconosciamo ogni nostro errore;
e ti preghiamo: dona il tuo perdono.
TREDICESIMA STAZIONE
GESÙ È DEPOSTO DALLA CROCE
Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato (Mt 27,57-58).
Gesù è deposto dalla croce. Gesù è deposto in questo nostro cammino, entra nel cuore di tutti, in mezzo all’indifferenza del mondo. In questo strano preludio alla notte pensiamo al buio serale del venerdì di passione. E allo sguardo di coloro che erano lì, sotto la croce, atterriti dal grido del Signore.
Quale fu il loro dolore, quello della Madre, di Giovanni, delle donne? Chi prese quel corpo da adagiare per terra, per poi trasportarlo al sepolcro?
Al termine di ogni giornata sono tanti i corpi e le anime deposti per terra. Le strade dei nostri quartieri nascondono vite e morti che non possiamo sapere.
Eppure, tra tante persone, vogliamo vedere Maria.
Madre di fiducia, Madre di fede robusta, Madre dolorosa e forte. Lei prese Gesù tra le braccia, per presentarlo al mondo.
È Lei a dirci oggi che non c’è deposizione che non aspetti una nuova esaltazione.
Preghiamo per tutti i malati della nostra città, per tutti coloro che hanno bisogno di speranza e di pace. E affidiamoli a Lei.
O Madre di Dio e Madre nostra, prega per noi affinché otteniamo la fede, la speranza, l’amore. Aiutaci a perseverare fin sotto la croce, fino all’ultimo respiro di vita. Al tuo Figlio Gesù salvatore, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Purificami o Signore
sarò più bianco della neve.
Crea in me o Dio un cuore puro
rinnova in me uno Spirito fermo
non cacciarmi lontano dal tuo volto
non mi togliere il Tuo Spirito di santità.
QUATTORDICESIMA STAZIONE
GESÙ È SEPOLTO
Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò (Mt 27,59-60).
Ciascuno di noi ha fatto l’esperienza di andare a trovare un malato in ospedale, un amico che in casa non ci aspetterà più.
Essere a un passo dalla morte vuol dire scoprire che la vita, la mia e di tutti, è nelle Mani di Qualcuno più grande di noi, avvolta in un grande mistero.
Fu un grande mistero il sepolcro che accolse il corpo di Cristo, bendato e fasciato dal lino. Come grande è oggi il mistero di una cassa di legno che viene chiusa sul corpo di un uomo. È un colpo nel cuore. Sì, la pietra che chiuse quella stanza fu un colpo per il discepolo Giovanni. Per Nicodemo, per Giuseppe d’Arimatea e per le donne.
Nel cuore di Maria fu un colpo diverso. Lei, immensamente addolorata, sapeva che avrebbe rivisto suo Figlio.
Il dolore dell’uomo è attraversato in pienezza dal dolore del Figlio di Dio. Ma la porta si è chiusa solo un momento. Per poco si è entrati nel vuoto, nello spazio tremendo della non esistenza. È solo un momento. L’amico rivedrà l’amico, lo sposa rivedrà lo sposo, il figlio rivedrà la madre.
La Via Crucis che stiamo compiendo è segno ed immagine del dolce ritorno alla casa del Padre. Non temiamo più il buio nei cuori, ma intravediamo la Luce di un Sole che sorge.
A te, Gesù, salvezza del mondo, lode e onore nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
1. Il Signore è la luce che vince la notte.
Gloria, gloria, cantiamo al Signore. (2x)
2. Il Signore è la voce che umilia il silenzio.
3. Il Signore è la vita che vince la morte.
4. Il Signore è il coraggio che umilia il terrore.
5. Il Signore è la grazia che vince il peccato.
6. Il Signore è la gioia che vince l’angoscia.
7. Il Signore è la pace che vince la guerra.
QUINDICESIMA STAZIONE
GESÙ È RISORTO
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.
E i discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20,19-20).
Eccoci, al terzo giorno, dopo il buio e il silenzio, ripieni di volti, di storie e persone. Ogni giorno la via della croce si incrocia con un tratto di strada dell’uomo.
Abbiamo di nuovo ascoltato il grido, lontano e vicino, dell’uomo che soffre. Ma, a quel grido, risponde la Voce che dice che Cristo è risorto, che è vivo, è presente.
A ciascuno vorremmo donare coraggio, infondere forza, perché non c’è croce che non porti alla Vita, come non c’è fiume che non si apra nel Mare.
La morte non segna la fine, è immergersi in Cristo che emerge da morte, e che apre alla Vita infinita. Il Signore ci renda testimoni d’amore, capaci di scendere ad annunciare, con la nostra vita, che è finita ogni schiavitù, e che possiamo entrare nella Terra Promessa.
Già ora, ogni atto d’amore, è passaggio dalla morte alla vita. Già ora possiamo pregustare e far pregustare lo splendido momento dell’ingresso nella Terra dell’amore infinito di Dio. Già ora vogliamo assaggiare la vita in pienezza, di ciò che chiamiamo Misericordia, in ogni attenzione che diamo ai fratelli che cercano Gioia.
A te, Gesù, Vita e Resurrezione nostra, lode e onore nei secoli dei secoli. Amen.
CANTO
Il Signore è la mia salvezza
e con lui non temo più,
perché ho nel cuore la certezza,
la salvezza è qui con me!
Ti lodo, Signore, perché
un giorno eri lontano da me,
ora invece sei tornato
e mi hai presso con te.
CONCLUSIONE
C: Preghiamo
Signore, al termine di questa Via Dolorosa, ascolta la nostra preghiera e fa che accogliendo il tuo immenso amore, che nel mistero della croce trova il suo culmine, per l’intercessione della Beata Vergine Maria, possiamo gustare pienamente i benefici della redenzione. A te la lode e la gloria per tutti i secoli dei secoli.
Assemblea: Amen.
C: Il Signore sia con voi.
T: : E con il tuo spirito.
C: Vi benedica Dio onnipotente, + Padre e Figlio e Spirito Santo.
T: Amen.
C: La croce di Cristo è la nostra salvezza. Andate in pace.
T: Rendiamo grazie a Dio.