FAQ

Non si finisce mai d’imparare!

Domande frequenti

A cosa mi serve?

– a conoscere più chiaramente la volontà di Dio e la verità su di me.

– a progredire nella preghiera. Per questo occorre un maestro.

– ad ascoltare una voce affidabile tra le mie molte voci interiori (sentimenti, coscienza, immaginazioni, il nemico, la comodità, la vanità, l’orgoglio, ecc.)

– a vedere chiaro: nessuno può avere chiara visione di se stesso senza “uno specchio”.

– a non essere solo nel combattimento interiore e nel debellare gli inganni del demonio.

– a darmi fecondità. Siamo terra incolta, grembo sterile (l’anima è femmina); la vita nuova richiede una dinamica propria; … ad aprirsi l’uomo o donna “vecchi”, per far entrare la parola divina.

 

Cosa non è:

– un amico che mi da forza, compagnia, sicurezza. E’ uno strumento dello Spirito Santo: un fratello maggiore, navigato nelle acque del combattimento spirituale. Rapporto asimmetrico.

– uno che mi manipola: sta davanti a me, di fronte a me, per aiutarmi ad essere me stesso. Fa maturare la mia preghiera, il mio discernimento, mi difende da me stesso. E’ un altro io che conosce me quanto me. Una garanzia per mantenermi libero. Un artista che ancora non sa cosa dovrà fare di me.

– non è un professionista: è un uomo di Dio, che lo stesso Dio mette sulla mia strada, un “buon pastore” che prega per me, si fa carico di me, che non ha nessun interesse su di me al di fuori della volontà di Dio. Per lui siamo un sovraccarico: non appesantire il fardello che siamo più del necessario (essere semplici, diretti, concreti, evitando attaccamenti affettivi e perdite di tempo).

– non è un matrimonio: è uno strumento “divino” ma che si può cambiare liberamente (se Dio lo vuole).

– non è una persona “per farmi stare bene”; a volte persino mi dovrà far stare male. E’ una forgia.

 

Come trovarne una?

– Occorre fare discernimento per vedere chi t’invia il Signore.

– Pensa ai sacerdoti che conosci e che sono a portata di mano; chi ti sembra uomo di Dio (parla di Dio, parla con Dio, sapiente delle cose di Dio … e degli uomini).

– Meglio uno vicino di uno lontano, meglio se conosce me e il mio ambiente.

Inizia confessandoti da lui e a farti conoscere (chi vuole fare solo la confessione ha diritto a mantenere l’anonimato). Incomincia a dire il tuo nome e a parlare non solo dei peccati: parla dei tuoi sforzi nella preghiera e nel discernimento. Chiedi qualche consiglio e metilo in pratica. Se le cose vanno bene, con naturalezza un giorno potrai dire: vuole essere la mia guida spirituale?

– La direzione spirituale è spesso legata al sacramento della confessione, anche se n’è distinta per natura. Basti accennare che ciò che viene detto nella confessione non può essere “materia” per la direzione spirituale… anche se il direttore ed il sacerdote sono la stessa persona. Solo il diretto può sciogliere questo vincolo e chiedere di “utilizzare” ciò che viene detto nella confessione per la direzione spirituale.

– Lungo la vita si possono avere diversi direttori o guide spirituali, ma al massimo un “padre” spirituale: è colui che ci ha fatto nascere come persone spirituali, facendo di noi persone nuove.

 

Come si fa:

– E’ inutile averla se non abbiamo fede, se non abbiamo intrapreso la strada del combattimento contro l’amore di sé che è la “grande idolatria”. Inutile se non lavoriamo perseverantemente nel discernimento interiore.

– Occorre essere trasparenti, sinceri, semplici, ma senza allungarsi: bisogna perciò preparare il colloquio nella preghiera per essere capaci di dare una visione realistica dello stato della nostra anima.

– Devi essere pronto a dire di te tutto quello che “non vorresti nessuno sapesse”.

Parla della tua preghiera, dei tuoi sentimenti, dei tuoi pensieri, dello studio o lavoro, dei progetti, della affettività e dei sentimenti che provi; dei tuoi limiti, tentazioni e paure. Di come usi il tuo tempo e i tuoi soldi, della tua bellezza, dei tuoi doni migliori. Di come vivi i tuoi limiti. Gioie e tristezze, problemi e ostacoli. Su cosa hai fatto in concreto per il bene del prossimo, cercandone i motivi.

– Parla soprattutto di quello che ti sembra Dio ti dica attraverso la preghiera e la tua coscienza, di quello che t’inquieta, di quello che ti toglie la pace. Parla sinceramente delle tentazioni che provi, anche se non ti hanno travolto. Anche di quelle cose che non sai se sono tentazione oppure no.

– Ordinariamente ti darà un suggerimento, un compito da svolgere, qualcosa da tenere bene in mente. Conserva anche per iscritto queste parole come dette a te dallo Spirito Santo. Qui sta il segreto di tutto.

– Dì al tuo direttore di non temere di parlarti chiaramente e con fortezza, senza timore di ferirti. Docilità, obbedienza, meditando dopo il colloquio su quanto ti è stato detto, chiedendo grazia alla Madre di Dio.

(traccia di un incontro tenuto con i giovani il 13 marzo 2012)

E’ antica e lodevole la consuetudine dei fedeli di chiedere ai sacerdote di celebrare la Santa Messa secondo le proprie intenzioni, normalmente per uno o più fedeli defunti, facendo una offerta. Nella città di Roma il Vicariato suggerisce di fare una offerta di al meno 10 euro, anche se i sacerdoti sono sempre disponibili a celebrarla anche senza offerta quando la richiedono persone con poche possibitità economiche. Evidentemente non si tratta di pagare la Messa, che ha un valore infinito, ma di aiutare i sostentamento dei sacerdoti e della parrocchia.

 

La S.Messa domenicale delle ore 12 viene celebrata dal parroco pro populo, cioè in beneficio di tutta la comunità parrochiale.

 

Tutte le altre S. Messe possono essere prenotate dai fedeli. Per farlo conviene recarsi in sagrestia (evitando di farlo nei minuti che precedono e seguono le celebrazioni), oppure in segreteria (dalle 9.30 alle 12.30 dei gioni feriali). Risulta anche possibile fare la richiesta telefonicamente (giorni feriali dalle 9.30 alle 12.30, e dalle 16.30 alle 18.20).

 

In queste Sante Messe, come previsto dalle norme liturgiche, il nome del defunto viene detto all’inizio della celebrazione, oppure nella preghiera dei fedeli. Questo viene fatto come concessione, e nasconde la tentazione di “appropriarsi” di una azione che è di tutta la Chiesa ed a beneficio di tutta la Chiesa, di tutti i fedeli vivi e defunti.

 

L’importante non è che venga detto il nome, ma che il sacerdote offra il Santo Sacrificio secondo l’intenzione richiesta; quando l’orario desiderato risulta già richiesta l’intenzione, il consiglio è di far dire la Messa in altro orario anche se il richiedente non può essere presente. Altro discorso è che i congiunti, con motivo delle ricorrenze dei propri cari, vogliano partecipare e offrire le loro preghiere ed intenzioni svolgendo le funzioni del sacerdozio comune dei fedeli, anche se il sacerdote “la offre” per altre intenzioni.

 

In seguito, alcune recenti disposizioni del Cardinale Vicario sulle Sante Messe:

 

Alcune norme liturgiche in materia di celebrazione dell’Eucarestia. Negli incontri con i nuovi Parroci è stato chiesto di ricordare alcune norme riguardanti la celebrazione di SS. Messe:

a) S. Messa “pro populo”. I parroci hanno il dovere di coscienza di applicare una S. Messa per la comunità parrocchiale ogni domenica e nelle feste di precetto. Chi ne è legittimamente impedito, applichi negli stessi giorni attraverso un altro sacerdote, oppure personalmente in giorni diversi (cf. Can. 534 – §1).

b) Ricordo del nome. Il desiderio dei fedeli che siano menzionati i nomi dei defunti, per i quali è chiesta l’applicazione della Santa Messa, può essere soddisfatto prima dell’inizio della celebrazione o nella preghiera dei fedeli. Si eviti di farlo al memento dei morti, salvo nel caso della Messa esequiale (cfr. Decreto del Card. Camillo Ruini, del 3 maggio 1991, n. 5).
 

c) Messe binate. Il sacerdote che celebra più Messe nello stesso giorno per necessità pastorali, deve applicare ciascuna di esse secondo l’intenzione per la quale è stata data l’offerta e può tenere per sé l’offerta di una sola Messa, consegnando le altre all’Ufficio Amministrativo del Vicariato per i Seminarti della Diocesi di Roma (cfr. can. 951 §1; Decreto del Card. Camillo Ruini, del 3 maggio 1991, n. 6).
 

d) Abbondanza di intenzioni di Messe. Se vengono richieste celebrazioni di Messe in numero maggiore di quante possono essere celebrate, è buona cosa – se possibile – consegnarle in Vicariato perché siano inviate ai nostri sacerdoti fidei donum o date ai confratelli di Roma che ne sono sprovvisti, come segno di fraternità sacerdotale e di condivisione.

e) Messe collettive. Per disposizione della Santa Sede è concesso, non piú di due volte per settimana e con il consenso previo degli offerenti, di soddisfare più intenzioni con una sola S. Messa, celebrata secondo un’intenzione «collettiva». La somma delle offerte eccedente l’intenzione abituale, che può essere trattenuta dal celebrante, deve essere consegnata all’Ordinario, che la destinerà a finalità diocesane (cfr. Decreto della Congregazione per il Clero, 22 febbraio 1991). Con Decreto dell’Em.mo Card. Camillo Ruini, del 3 maggio 1991, n. 3, tale somma è destinata alla costruzione delle nuove chiese. Poiché si è diffusa la prassi di celebrare più di due volte per settimana secondo un’intenzione «collettiva», chiedo ai Prefetti di voler riflettere sull’argomento con i confratelli Parroci di ciascuna Prefettura e di portare le proposte al Consiglio dei Prefetti per una soluzione condivisa del problema.

Il mercoledì delle ceneri è giorno di digiuno e astinenza;

nei venerdì di quaresima si osserva l’astinenza dalle carni;

Il venerdì santo è giorno di digiuno e astinenza;

 

La astinenza obbliga dai 14 anni fino ai 60;

il digiuno dai 18 fino ai 60

 

Can. 1252 — Alla legge dell’astinenza sono tenuti coloro che hanno compiuto il 14° anno di età; alla legge del digiuno, invece, tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato. Tuttavia i pastori d’anime e i genitori si adoperino perché anche coloro che non sono tenuti alla legge del digiuno e dell’astinenza a motivo della minore età, siano formati al genuino senso della penitenza. 

Alcune indicazioni sul Sacramento del Battesimo ai bambini.

Quando?  Entro le prime settimane, o anche prima della nascita, prendi contatto con il parroco (don Enrico 389 0380 138) per iniziare la opportuna preparazione al sacramento.

Serve qualche documento?  Nessun documento se la famiglia forma parte di questa parrocchia, altrimenti occorre il “nulla osta” del parroco del luogo di residenza.

Come scegliere il padrino e la madrina?

 Nel caso del Battesimo, scegliere tra parenti e conoscenti giovani, che in futuro possano seguire tuo figlio da vicino. Conviene perciò sconsigliare questo ruolo ai nonni e altre persone avanti negli anni.

 

Il padrino.

UN CRISTIANO SERIO E CONTENTO DI ESSERLO.
UNO CHE AMA LA SUA CHIESA E LA FREQUENTA,
PERCHÉ LÌ INCONTRA DIO.
UNO SU CUI SI PUÒ CONTARE.

Il giorno del Battesimo il bambino avrà al suo fianco, oltre ai genitori, i padrini (maggiori di 16 anni) che lo accompagneranno nel cammino della vita. Saranno un padrino ed una madrina, o anche uno solo dei due. Essi rappresentano la Chiesa che aiuta i genitori a trasmettere la Fede: l’hanno ricevuta con i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana -Battesimo, Cresima, Eucaristia- e la testimoniano con la vita. Perciò, ad esempio, non possono rappresentare la Chiesa coloro che aderiscono a movimenti o associazioni contrari ad essa, coloro che hanno procurato divorzio, coloro che si sono sposati senza la Chiesa (matrimonio solo civile) e i conviventi. Una volta scelti, saranno gli stessi padrini a recarsi dal loro parroco. Questi farà loro firmare la promessa dell’impegno che si assumono, su di un documento che si chiama “Certificato di idoneità dei padrini”.

Nel caso della cresima, il padrino o madrina (uno solo dei due) è auspicabile che sia il padrino o madrina del battesimo.

 

N.B.: E’ importante che il padrino e la madrina si accostino ai sacramenti della Penitenza e della Eucarestia, in occasione del Battesimo o della Confermazione.

Costa qualcosa?  È giusta consuetudine fare una libera offerta, per le necessità della parrocchia, in occasione della celebrazione dei sacramenti, nella misura delle proprie disponibilità.

Il sacramento sarà conferito, dopo l’opportuna preparazione, secondo le date già stabilite.

Ecco il rito del sacramento (pdf).

Si, sempre che la seconda volta si riceva la Santa Comunione dentro della S. Messa.
 
Capita delle volte di trovarsi a partecipare a un funerale oppure ad altra celebrazione eucaristica: non avrebbe senso -quando ci si trova nelle giuste disposizioni- non fare la Comunione. 
 
 

Va ricordato, comunque, che si può ricevere due volte la Comunione nell’arco dello stesso giorno solo se la seconda volta è durante la Santa Messa. Il viaticum è l’unica eccezione a questa regola (cfr. i canoni 917 e 921.2 del Codice del Diritto Canonico).

Il canone fondamentale è il no. 917, il quale dice: “Chi ha già ricevuto la santissima Eucaristia, può riceverla una seconda volta nello stesso giorno, soltanto entro la celebrazione eucaristica alla quale partecipa, salvo il disposto del can. 921, §2”.

Il canone 921.2 dichiara: “Anche se avessero ricevuto nello stesso giorno la sacra comunione, tuttavia si suggerisce vivamente che quanti si trovano in pericolo di morte, si comunichino nuovamente”.

C’era stato un dubbio riguardo il significato della parola iterum (la quale può significare sia “di nuovo” che “una seconda volta”) nel canone 917. L’organismo competente della Santa Sede a cui spetta l’interpretazione autentica delle leggi della Chiesa ha deciso che significa “una seconda volta”.

Quindi, un cattolico può ricevere la Comunione una seconda volta ma solo durante la Messa. Al di fuori della Messa, si può ricevere una seconda o persino terza volta la Comunione solo come viaticum dei moribondi.

Evidentemente, la terza volta non è consentita.

 

Molte volte, l’amore verso Gesù presente nel Santissimo Sacramento ci porterà a recitare frequentemente la cosidetta “Comunione Spirituale”; ecco quella che San Josemaria imparò da bambino e recitò migliaia di volte:

Vorrei, Signore, riceverti con la purezza, l’umiltà e la devozione con cui ti ricevette la Tua Santissima Madre, con lo spirito e il fervore dei santi.

NORME

N. 1. L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi.

N. 2. L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati.

N. 3. Le indulgenze sia parziali che plenarie possono essere sempre applicate ai defunti a modo di suffragio.

N. 4. L’indulgenza parziale d’ora in poi sarà indicata con le sole parole “indulgenza parziale”, senza alcuna determinazione di giorni o di anni.

N. 5. Il fedele, che almeno col cuore contrito compie una azione, alla quale è annessa l’indulgenza parziale, ottiene, in aggiunta alla remissione della pena temporale che percepisce con la sua azione, altrettanta remissione di pena per intervento della chiesa.

N. 6. L’indulgenza plenaria può essere acquistata una sola volta al giorno, salvo quanto è disposto al n. 18 per coloro che sono in punto di morte. L’indulgenza parziale invece può essere acquistata più volte al giorno, salvo esplicita indicazione in contrario.

N. 7. Per acquistare l’indulgenza plenaria è necessario eseguire l’opera indulgenziata e adempiere tre condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del sommo pontefice. Si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi affetto al peccato anche veniale. Se manca la piena disposizione o non sono poste le predette tre condizioni, l’indulgenza è solamente parziale, salvo quanto è prescritto al n. 11 per gli impediti.

N. 8. Le tre condizioni possono essere adempiute parecchi giorni prima o dopo di aver compiuto l’opera prescritta; tuttavia conviene che la comunione e la preghiera secondo le intenzioni del sommo pontefice siano fatte nello stesso giorno, in cui si compie l’opera.

N. 9. Con una sola confessione sacramentale si possono acquistare più indulgenze plenarie; ma con una sola comunione eucaristica e una sola preghiera secondo le intenzioni del sommo pontefice si lucra una sola indulgenza plenaria.

N. 10. Si adempie pienamente la condizione di pregare secondo le intenzioni del sommo pontefice, recitando secondo le sue intenzioni un Pater e un’Ave; è data tuttavia ai singoli fedeli la facoltà di recitare qualsiasi altra preghiera secondo la pietà e la devozione di ciascuno verso il romano pontefice.

 

(altre norme si possono leggere qui)

 

Lista delle indulgenze plenarie

Indulgenze plenarie ottenibili ogni giorno

  • Adorazione eucaristica, per almeno mezz’ora
  • Akathistos o Paraclisis
  • Lettura o ascolto della Sacra Scrittura, per almeno mezz’ora
  • Pio esercizio della Via Crucis
  • Rosario mariano recitato con altre persone
  • Visita in forma di pellegrinaggio alle basiliche patriarcali di Roma

Indulgenze plenarie concesse in determinati giorni

  • 1º gennaio
  • Settimana per l’unità dei cristiani
  • Tutti i venerdì di Quaresima
  • Giovedì Santo
  • Venerdì Santo
  • Sabato Santo
  • Solennità di Pentecoste
  • Solennità del Corpo e Sangue di Cristo
  • Solennità del Sacro Cuore di Gesù
  • Solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo
  • Perdono d’Assisi
  • Tutti i giorni dal l° fino all’8 novembre
  • Commemorazione di tutti i fedeli defunti
  • Solennità di Cristo Re
  • 31 dicembre
  • 28-29 agosto – indulgenza di Celestino V – perdonanza.

Indulgenze plenarie concesse per circostanze particolari

  • Benedizione papale
  • Celebrazioni giubilari delle ordinazioni
  • Congresso eucaristico
  • Esercizi spirituali
  • Giorno anniversario del proprio battesimo
  • Giorno della dedicazione della chiesa o dell’altare
  • Giorno fissato per una chiesa stazionale
  • In punto di morte
  • Nella celebrazione liturgica del fondatore di Istituti di vita consacrata e di Società di vita apostolica
  • Nella solennità del titolare di una basilica minore, di una chiesa cattedrale, di un santuario, di una chiesa parrocchiale
  • Pellegrinaggio
  • Prima Comunione
  • Prima Messa
  • Processione eucaristica
  • Sacre missioni
  • Sinodo diocesano.
  • Una volta all’anno, in un giorno scelto liberamente
  • Via Crucis
  • Visita pastorale

Il padrino (o la madrina).

Un Cristiano serio e contento di esserlo.
Uno che ama la sua chiesa e la frequenta, perché lì incontra Dio e si alimenta di Cristo.
Uno su cui si può contare.

 

Esso rappresenta la Chiesa che aiuta i genitori a trasmettere la Fede: l’ha ricevuta con i sacramenti dell’iniziazione cristiana, la alimenta con la meditazione della parola di Dio, la preghiera, l’eucaristia, e la testimonia con la vita. 

 

Il bambino non ha bisogno solo di un padrino con un cuore buono: il ruolo di padrino non è “una questione di affetto”, ma una questione di fede.

 

Compiti del padrino.

Presenta alla Chiesa colui che deve essere battezzato, e si impegna ad accompagnarlo nella formazione cristiana, collaborando con i genitori affinché il bambino, crescendo, giunga alla personale professione della fede e la possa esprimere nella realtà della vita.

 

Consapevole della santità del Battesimo (o della Confermazione) il padrino si preparerà con la preghiera e si accosterà al sacramento della Penitenza.

 

 

Per i genitori: la scelta del padrino

I genitori devono tener conto non solo di considerazioni sociali, familiari o di amicizia, ma soprattutto del fatto che le persone scelte siano veri modelli di vita cristiana.

 

La responsabilità del padrino è grande: le sue convinzioni e le sue virtù devono essere tali da assicurare la formazione cristiana del battezzato.

 

Tra le persone con le suddette caratteristiche può essere padrino un catechista, un parente o un amico, possibilmente coetaneo dei genitori che, almeno sino alla sacramento della Confermazione, possa seguire il figlio da vicino. È perciò sconsigliato affidare questo ruolo ai nonni molto anziani o ad altre persone avanti negli anni.

 

Per il battesimo i padrini possono essere due. In questo caso saranno di sesso diverso.

 

Dichiarazioni che il Padrino sottoscriverà dinanzi al Parroco:

DICHIARO sotto la mia responsabilità, consapevole delle conseguenze di dichiarazioni false e mendaci:

1. Di aver compiuto 16 anni di età.
2. Di non essere genitore del battezzando/a (cresimando/a)
3. Di essere cattolico e di aver ricevuto i Sacramenti del Battesimo, Eucaristia e Cresima.
4. Di non essere convivente, sposato solo civilmente, o divorziato risposato.
5. Di non appartenere ad associazioni o organizzazioni apertamente contrarie alla Chiesa cattolica.
6. Di non essere sottoposto a nessuna pena canonica legittimamente inflitta o dichiarata (per es. aver chiesto l’abbandono formale della chiesa cattolica mediante cosiddetto ‘sbattezzo’).
7. Di conoscere, comprendere e accettare gli impegni che mi assumo accettando questo compito.

VICARIATO DI ROMA

Ufficio Matrimoni

Innanzitutto, auguri per il matrimonio!

Se vivete a Roma e avete deciso di sposarvi a Roma (o nella vostra parrocchia, o in un’altra Chiesa autorizzata) – la prima cosa da fare è recarsi in parrocchia per chiedere informazioni al parroco per la frequentazione del corso prematrimoniale: il corso vi aiuterà a scoprire/ approfondire la bellezza del matrimonio cristiano.

Dal momento che vivete a Roma, il vostro parroco è quello della parrocchia nel cui territorio è sita la vostra abitazione, e cioè quello del vostro domicilio, indipendentemente dal luogo della vostra residenza civile; sarà a lui che dovrete rivolgervi per ricevere tutte le informazioni per le nozze, anche per quanto riguarda la data: dovete infatti considerare che in alcuni periodi dell’anno qui a Roma è proibito celebrare il matrimonio, ad esempio in quaresima.

Nel caso in cui abbiate scelto per le nozze una chiesa monumentale del centro di Roma, il parroco che segue la pratica matrimoniale dovrà firmare “l’attestato di presa visione” rilasciato dal Rettore della chiesa da voi scelta, all’atto della prenotazione.

Dopo il corso prematrimoniale, sempre con il parroco, svolgerete la pratica prematrimoniale, che è invece l’indagine (con la contestuale raccolta dei documenti civili e religiosi) con cui il parroco, a nome della Chiesa, vi accoglie e vi autorizza alla celebrazione del matrimonio. Tale pratica prematrimoniale deve cominciare non prima di sei mesi dalla data delle nozze, poiché alcuni documenti hanno tale validità.

Solo al termine della pratica matrimoniale il Parroco vi invierà in Municipio con il modulo di richiesta (chiamato modello dieci), da farsi alla Casa comunale, per le pubblicazioni civili. Ottenuto poi il certificato delle avvenute pubblicazioni civili, lo consegnerete al Parroco.

Il Parroco, contestualmente alla procedura presso il Comune per le pubblicazioni civili, effettuerà le pubblicazioni canoniche in parrocchia e, se necessario, invierà richiesta di pubblicazioni canoniche anche nella parrocchia dell’altro nubendo.

Solo quando saranno terminate le pubblicazioni canoniche e avrete ottenuto il “Certificato di avvenute pubblicazioni civili” valido 180 giorni, il Parroco vi consegnerà la pratica matrimoniale, in busta gialla opportunamente sigillata, che dovrà essere consegnata presso il nostro Ufficio Matrimoni in Vicariato (vedi indirizzo e orari qui). I documenti contenuti nella busta verranno controllati e se è tutto in ordine, il Sacerdote incaricato firmerà il Documento Finale (chiamato modello quattordici), che, dopo esser stato protocollato, vi verrà consegnato affinché lo possiate portare presso la Chiesa dove celebrerete il matrimonio (anche quando la Chiesa scelta è fuori Roma/Italia).

Con il parroco o il Rettore della Chiesa del matrimonio, preparerete invece la liturgia delle nozze, secondo il Rituale del matrimonio e le Norme Diocesane.

Per qualsiasi dubbio o problema, non esitate a rivolgervi al parroco, che contatterà per chiarimenti il nostro ufficio, o vi indirizzerà direttamente a noi o all’Ufficio Liturgico.

Viva gli sposi!

 

 

 

Da “Norme per la celebrazione del matrimonio in Roma”

Dieci regole per sposarsi in Chiesa…..

1. L’accoglienza dei nubendi è demandata esclusivamente al Parroco o al Rettore della Chiesa o ad altro sacerdote da loro delegato.

2. I Rettori di chiese, al momento della prenotazione della chiesa, che non dovrà superare un anno di attesa dalla celebrazione, invitino, i fidanzati a prendere contatto con i Parroci, che rilasceranno un attestato per presa visione.

3. I Rettori non chiedano ai nubendi alcun acconto per la prenotazione della celebrazione del matrimonio.

4. Nelle chiese in cui i matrimoni sono più frequenti non è consentito, senza eccezioni, celebrare più di tre matrimoni, da distribuire nella mattinata e nel pomeriggio. Tra la fine di una celebrazione e l’inizio dell’altra dovrà intercorrere almeno un’ora di tempo.

5. Il Rettore della chiesa ha l’obbligo di reperire il sacerdote celebrante.

6. La scelta del fiorista deve essere lasciata ai nubendi. Il fiorista deve accordarsi con il Rettore perché la decorazione floreale sia contenuta e sobria.

7. Anche la scelta del fotografo deve essere lasciata ai nubendi. I fotografi devono attenersi al rispetto delle norme, sotto la responsabilità del Rettore.

8. Per le spese della celebrazione del matrimonio nella parrocchia dello sposo o della sposa, non si ritiene opportuno fissare una somma precisa. Gli sposi si regoleranno secondo la propria sensibilità e generosità.

9. Per la celebrazione del matrimonio fuori parrocchia, il contributo per le spese, nella misura determinata dal Vicariato che non deve essere mai superata per alcun motivo, sarà richiesto agli sposi dal Rettore della chiesa ove avviene la celebrazione.

10. Il compenso per la prestazione dell’organista resta a carico degli sposi.

….. perché il matrimonio sia un atto ecclesiale e annuncio della fede della Chiesa.

Il peccato è l’unico vero male dell’uomo

Ci possono essere nella vita del cristiano peccati gravi che offendono Dio e si oppongono gravemente ai suoi santi Comandamenti e privano l’anima della Grazia santificante (peccati mortali).

Perché una azione peccaminosa sia peccato mortale occorre che vi siano simultaneamente questi tre elementi:

1. Materia grave: cioè trasgressione grave di una legge divina o umana, ecclesiale o civile. Principali e più comuni trasgressioni gravi di tali leggi sono:

• Negare o dubitare dell’esistenza di Dio o di qualche verità di fede insegnata dalla Chiesa.

• Bestemmiare Dio, la Madonna o i Santi, proferendo, anche mentalmente, titoli ed espressioni ingiuriose.

• Non partecipare alla S. Messa alla domenica o nelle feste di precetto senza alcun motivo grave, ma solo per pigrizia, negligenza o cattiva volontà.

• Trattare in modo gravemente offensivo i propri genitori o i propri superiori.

• Percuotere, ferire o uccidere una persona.

• Procurare direttamente l’aborto.

• Commettere atti impuri: da soli, con la masturbazione, o in compagnia, nella fornicazione, nell’adulterio, nell’omosessualità o in qualsiasi altra specie di impurità.

• Impedire, in qualsiasi maniera, la concezione nel compimento dell’atto coniugale.

• Rubare oggetti o beni altrui di valore rilevante o sottrarli con l’inganno e il raggiro.

• Defraudare il fisco per una somma consistente.

• Recare un grave danno morale ad una persona, con la calunnia o con la bugia.

• Coltivare pensieri e desideri impuri, circa quanto è proibito dal sesto comandamento.

• Compiere gravi omissioni nell’adempimento del proprio dovere.

• Ricevere un sacramento dei vivi (Cresima, Eucarestia, Unzione degli Infermi, Ordine e Matrimonio) in peccato mortale.

• Ubriacarsi o drogarsi.

• Tacere in confessione, per vergogna, qualche peccato grave.

• Causare scandalo al prossimo con azioni e atteggiamenti di pesante gravità.

 

2. Piena avvertenza della mente: ovvero sapere e stimare che quanto si sta per fare, o per omettere, è gravemente proibito, o comandato.

 

3. Deliberato consenso della volontà: cioè voler fare, od  omettere, deliberatamente ciò che si sa con chiarezza essere un peccalo mortale.

Ci possono essere peccati non gravi (veniali) e altre manchevolezze che raffreddano nell’amore di Dio e rendono pigro e superficiale il cammino del cristiano.

Ci si trova in una condizione che si chiama “stato di peccato” quando, dimenticandosi di Dio, si vive abitualmente in contrasto con l’uno o l’altro dei suoi Comandamenti, senza mai un atto di pentimento e senza l’intenzione sincera di interrompere questa condizione o lottare contro di essa.

In questo caso vi è bisogno di una sincera e radicale “conversione”. Ci si deve rendere conto di quanto sia ingiusto da parte del cristiano tenersi lontano da Dio e di come ci si mette nel grave pericolo di perderlo per sempre. E se si perde Dio, che è  Creatore e Padre, si è sbagliato tutto,  si è fallito miseramente nella propria vita. Il Sacramento della Penitenza diventa allora (come in tanti episodi del Vangelo) un incontro con Gesù che cambia la vita, che sigilla il ritorno all’amore del Padre e alla comunione con la Chiesa.

Questa conversione si rinnova ogni volta che ci si accosta al Sacramento per chiedere perdono di peccati gravi (si confessano tutti e sempre; nel loro numero e nella loro specie, con le circostanze che possono aggravarli).

E’ un incontro con Cristo che fa rivivere il Battesimo e fa ritrovare la dignità di figlio di Dio che si aveva perduta. Se, dunque, accadesse di cedere al peccato in cose gravi, non si tenga per lungo tempo la colpa nell’anima ma si corra subito come si farebbe col medico per una grave infermità del corpo.

Infine, nella confessione si chiede perdono delle colpe veniali e anche di tante manchevolezze che, pur non essendo peccato, sono però legate al peccato, e poiché sono molte e frequenti danno il volto alla mediocrità spirituale di un cristiano. La Grazia del Sacramento servirà, allora, per essere forte e perseverante nel bene, per rispondere con prontezza e generosità alla Volontà di Dio, per crescere maggiormente nelle virtù cristiane ed essere strumento di Dio per l’apostolato nel mondo.

Cerca di prepararti il meglio possibile al sacramento della riconciliazione.

Leggi QUI quello che dice Papa Francesco

IL SACRAMENTO DEL PERDONO

 Gesù, Figlio di Dio, ricordati di me nella tua Misericordia

  • Preghiera: O Dio, che sei la misericordia e il perdono, e concedi ogni grazia senza alcun merito, illumina la mia mente con la luce del tuo Santo Spirito perché, confessando umilmente i miei peccati, io possa offrirti in sacrificio un cuore umile e contrito e, conoscendo il tuo amore di Padre che mi ha creato e redento, io possa servirti sempre nella gioia e nella pace. Per Cristo nostro Signore. Amen

Madre mia Immacolata, Angelo mio Custode, intercedete per me!

  • ESAME PRIMA DELLA CONFESSIONE: Da quanto tempo non mi confesso? Ho compiuto la penitenza? Ho taciuto coscientemente per vergogna qualche peccato grave in una confessione precedente? Ho fatto la Comunione in peccato mortale o senza aver rispettato il digiuno di un’ora? Provo dolore dei miei peccati e mi propongo di lottare per non commetterli più?

1. PRIMO COMANDAMENTO: “Non avrai altro Dio fuori di me”

Ho pregato, con calma e attenzione: al mattino con l’offerta delle azioni della giornata e alla fine della giornata con le preghiere della sera? Durante la giornata, ho avuto altri momenti di preghiera? Ho fatto l’esame di coscienza la sera?

Chiedo a Dio che accresca in me la fede e l’amore per Lui?

Uso i mezzi necessari per acquistare una buona formazione religiosa?

Negli ambiti dove vivo (in famiglia, nell’ambiente di lavoro, ecc.) mi sforzo di essere un vero cristiano con l’esempio e la parola?

Faccio apostolato, cercando (con la preghiera, con piccoli sacrifici personali e con un autentico rapporto di amicizia) che altre persone conoscano Dio e gli vogliano sempre più bene?

Ho negato qualche verità di fede o ne ho dubitato deliberatamente? Ho letto o conservato libri, giornali o videocassette che vanno contro la fede? Li ho trasmessi ad altri?

Ho mormorato esternamente (o internamente) contro il Signore, quando mi è successa qualche disgrazia?

Ho parlato senza riverenza delle cose sante, della Chiesa, del Papa, dei sacerdoti?

Credo in ciò che la Chiesa insegna?

2. SECONDO COMANDAMENTO: “Non nominare il nome di Dio invano”

Ho nominato il nome di Dio senza necessità o, peggio, con ira o senza rispetto?

Ho bestemmiato, dicendo parole ingiuriose contro Dio, contro la Madonna, contro i Santi o contro le cose sante? Se si, sono pentito e deciso a chiedere perdono attraverso il sacramento della Confessione? Ho riparato, almeno dicendo un’Ave Maria o una giaculatoria quando ho sentito altri bestemmiare?

Ho giurato il falso o senza necessità, senza tener conto dell’insegnamento di Gesù: “sia invece il vostro parlare sì, sì, no,no” (Mt 5,37)? Ho riparato al danno che ne è seguito?

3. TERZO COMANDAMENTO: “Ricordati di santificare le feste”

Ho tralasciato di assistere alla Santa Messa la domenica o nelle altre feste prescritte?

Ho ostacolato altri (coniuge, figli, amici, collaboratori, compagni di lavoro) a partecipare alla Santa Messa?

Ho lavorato o fatto lavorare la domenica senza necessità urgente?

Ricorro con frequenza al sacramento della Confessione?

Ho avuto cura di osservare la disposizione del digiuno (almeno un’ora) prima di fare la Comunione?

Il venerdì ho fatto un piccolo sacrificio, ad esempio quello di non mangiare carne oppure una piccola mortificazione?

4. QUARTO COMANDAMENTO: “Onora il padre e la madre”

Ho trattato con delicatezza le persone della mia famiglia?

Coltivo l’affetto e la cura per genitori, soprattutto se anziani? Li rispetto e chiedo loro consiglio?

Ho litigato con il mio coniuge? Evito di riprenderlo, contraddirlo o discutere con lui davanti ai figli? Gli ho disubbidito o l’ho ingiuriato? Ho dato con ciò cattivo esempio?

Ho dedicato al mio coniuge e ai figli tutto il tempo e l’attenzione necessari?

Ho dato loro cattivo esempio, non compiendo io stesso i doveri religiosi, famigliari o professionali?

Ho corretto con affetto e con fermezza i loro difetti o sorvolo su di essi per comodità?

Li ho minacciati o maltrattati con parole o azioni?

Ho trascurato il mio obbligo di aiutarli a compiere i loro doveri verso i famigliari, verso i compagni o gli insegnanti, verso Dio?

Mi sono preoccupato della loro formazione religiosa e morale?

Sacrifico i miei gusti, capricci, svaghi, ecc. per compiere il dovere di dedicarmi alla famiglia?

Mi lamento in presenza della famiglia del peso che comportano gli obblighi domestici?

Evito discussioni o bisticci con i figli, non dando importanza a piccolezze che si superano con il tempo e il buonumore?

Sono gentile con gli estranei mentre mi manca questa gentilezza nella vita di famiglia?

Potendo farlo, ho tralasciato di aiutare le persone che mi sono più vicine (i famigliari, i parenti) nelle loro necessità spirituali e materiali?

Disubbidisco ai miei genitori e ai superiori?

5. QUINTO COMANDAMENTO: “Non uccidere”

Ho fatto qualcosa (per imprudenza o, peggio, per malizia) che abbia recato danno alla vita fisica, morale o spirituale del prossimo?

Ho dato scandalo ad altri con le mie conversazioni, il mio modo di vestire, con l’invito a qualche spettacolo immorale o con il prestito di qualche libro o rivista poco pulita? Se si, ho cercato di riparare alle scandalo?

Considero l’aborto un gravissimo delitto contro l’uomo e contro Dio?

Covo rancori? Invidie? Mi sono adirato?

Ho perdonato le offese ricevute?

Ho recato danno alla mia ed altrui vita, mettendola in pericolo con leggerezza non osservando le regole del traffico? Ho recato danno alla mia salute, ad esempio mangiando o bevendo più del ragionevole o eccedendo nel fumo? Ho fatto uso di droghe? Ho respinto risolutamente qualsiasi invito a farne prova?

Mi sono preoccupato efficacemente del bene del prossimo? L’ho corretto come richiesto dalla carità cristiana?

6. SESTO E NONO COMANDAMENTO: “Non commettere atti impuri, non desiderare la donna d’altri”

Mi sono soffermato volontariamente in pensieri e desideri poco puliti? Ho guardato, letto o parlato di cose disoneste?

Ho commesso qualche azione poco pulita con me stesso o con altri? c’è stata qualche circostanza aggravante, consacrazione a Dio, matrimonio?

Ho preso parte a spettacoli (film, trasmissioni televisive, riunioni, internet) che mi ponevano in occasione di peccato? Sono fermamente deciso di evitarle in futuro?

Ho usato indebitamente del matrimonio facendone uso soltanto nei giorni in cui non ci può essere concepimento e seguendo questo modo di agire senza ragioni gravi? Ho preso farmaci per evitare figli? Ho indotto il coniuge o altre persone a prenderli?

Vivo castamente il fidanzamento e ricorro con frequenza al sacramento della Penitenza e alla Comunione per avere più grazia di Dio? Chiedo a Dio nella preghiera di aiutarmi ad essere puro di cuore e generoso nel sacrificio?

Ho frequentato ambienti poco raccomandabili o cattive compagnie?

7. SETTIMO E DECIMO COMANDAMENTO: “Non rubare, non desiderare la roba d’altri”

Ho sottratto oggetti o denaro altrui? Ho riparato o restituito, se ero in grado di farlo?

Retribuisco con giustizia il lavoro degli altri? Compio i miei doveri sociali (tasse, ecc.)

Ho danneggiato altri nei contratti o relazioni commerciali con inganni, raggiri, corruzioni, bustarelle? Ho riparato al danno causato?

Ho lavorato con serietà, guadagnandomi la retribuzione che ricevo? Ho lasciato, per pigrizia, che si producessero gravi danni nel mio lavoro? Lavoro pensando che a Dio non si debbono offrire cose mal fatte?

Facilito il lavoro degli altri o creo difficoltà: per esempio con litigi, con atteggiamenti negativi o con interruzioni o ritardi, ecc.? ho abusato della fiducia dei miei superiori?

Tollero abusi o ingiustizie che ho l’obbligo di impedire? Faccio preferenze per persone o favoritismi?

Ho prestato il mio appoggio a programmi di azione sociale e politica immorali e anticristiani?

Ho speso più di quanto mi permetteva la mia situazione, gravando ingiustamente sul bilancio famigliare?

Ho tralasciato di dare l’aiuto conveniente alla Chiesa? Faccio elemosine proporzionate alla mia situazione economica?

Sopporto con senso cristiano l’eventuale mancanza di cose necessarie?

8. OTTAVO COMANDAMENTO: “Non dire falsa testimonianza”

Ho detto cose non rispondenti alla verità? Ho riparato al danno che eventualmente ne è conseguito?

Mento abitualmente scusandomi col pensare che “sono cose di poca importanza”?

Ho divulgato (senza alcun obbligo di stato) difetti gravi di altre persone (anche se reali ma non conosciuti)?

Ho aperto o letto la corrispondenza o altri scritti che l’interessato non voleva far conoscere? Ho ascoltato conversazioni contro la volontà di chi le faceva?

Ho calunniato attribuendo ad altri ciò che non era vero?

Ho parlato male degli altri, persone o istituzioni, con l’unico fondamento del “si dice”, “mi hanno raccontato” e simili? In altre parole: ho cooperato in questo modo alla calunnia o mormorazione?

Mi rendo conto che le discrepanze politiche, professionali ed ideologiche non devono offuscarmi fino al punto di giudicare o parlare male del prossimo; e che queste differenze non mi autorizzano affatto a rendere noti difetti morali di alcuno a meno che non lo esiga il bene comune?

  • Per accostarsi con frutto al Sacramento della Penitenza

1. Chiedi la grazia dello Spirito Santo (cfr. preghiera iniziale)

2. Preparati con un diligente esame di coscienza. Perciò mettiti alla presenza di Dio, della Vergine Santa, del tuo Angelo Custode e, davanti a loro, interrogati sulla tua condotta dall’ultima confessione ben fatta (cfr. schemi di esame). Ricordati che non sono peccati le tentazioni, gli stati d’animo, le immaginazioni e le sensazioni involontarie e tutto ciò che non passa, direttamente o indirettamente, attraverso la tua consapevole volontarietà. Perciò, guardati dagli scrupoli, da complessi di colpa, da vaghi sentimenti di colpevolezza.

3. Accompagna il tuo esame con un atteggiamento interiore di pentimento (contrizione del cuore) che nasca dall’amore di Dio (dolore dell’anima). E’ l’elemento più importante per una buona confessione; chiedilo al Signore e cerca di suscitarlo col suo aiuto nell’intimo del tuo cuore. Non confonderlo col sentimento o col dispiacere sensibile; è soprattutto un atteggiamento della volontà che rifiuta ciò che è male davanti a Dio e si propone di evitarlo con ogni mezzo. Ti dissoci dal male che hai fatto (perché dispiace a Dio, che è Padre tuo), e ti proponi di ripararlo.

4. Perciò, il vero dolore contiene un proposito sincero e fermo di lottate contro il peccato. Deve essere un “proposito” e non soltanto una buona intenzione. Proposito: cioè un punto concreto su cui lottare, una meta da guadagnarti nella tua vita cristiana, facile da verificare e da controllare nella prossima confessione. Serviti per questo anche del consiglio del sacerdote confessore.

5. Infine, l’accusa (cfr. Rito della Penitenza). Devi andare per accusarti e non per scusarti (a questo ci penserà il Signore!); devi dire il peccato, non descriverlo. Perciò, l’accusa sarà breve, chiara, completa, senza lasciarti vincere dal timore o dalla vergogna che portano solo al rimorso, non all’amore.

6. Il sacerdote ti darà una “penitenza”: un’opera buona da compiere o una preghiera da offrire al Signore, che hanno un valore di riparazione. Servono cioè a “pagare” un poco di debiti che con i peccati accumuliamo davanti a Dio e alla Chiesa. Compila subito o quanto prima, ricordandoti che è il modo migliore per riparare è l’esempio di una vita cristiana coerente e fedele.

  • RITO DELLA PENITENZA

Il sacerdote si rivolge al penitente:

SAC: Sia lodato Gesù Cristo.

PENitente: Sempre sia lodato.

SAC: Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.

PEN: Amen

SAC: Il Signore sia nel tuo cuore, perché tu possa pentirti e confessare umilmente i tuoi peccati.

PEN: Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo.

Il penitente dichiara il tempo della sua ultima confessione e fa l’accusa dei suoi peccati. Il sacerdote gli da gli opportuni consigli e la penitenza. Poi lo invita ad esprimere contrizione con un atto di dolore, ad esempio:

PEN: Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.

Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e ancor più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.

Il sacerdote da l’assoluzione:

Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e resurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. E IO TI ASSOLVO DAI TUOI PECCATI NEL NOME DEL PADRE DEL FIGLIO ┼ E DELLO SPIRITO SANTO.

PEN: Amen 

Il sacerdote continua:

la passione di Gesù Cristo nostro Signore, l’intercessione della beata Vergine Maria, il bene che farai e il male che dovrai sopportare ti giovino per il perdono dei peccati, l’aumento della grazia e il premio della vita eterna. Và in pace.

PEN: Amen.

SAC: Sia Lodato Gesù Cristo.

 PEN: Sempre sia lodato.IL 

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